Per chi vuole vivere in modo mindful e ha la fortuna di avere uno o più animali, quale occasione migliore imparare la mindfulness? Per chi vuole avvicinarsi alla mindfulness, quale esempio migliore di vivere in modo mindful se non quello degli animali?
La loro naturale attitudine all’amore incondizionato e non giudicante, la loro innata capacità di connessione relazionale oltre le parole ne fanno dei perfetti modelli.
Quasi tutte le scuole di pensiero identificano solitamente 7 pilastri della mindfulness, ovvero punti cardini su cui si fonda e si basa.
Nella pratica della mindfulness, infatti, è fondamentale coltivare determinate attitudini da applicare al modo di pensare e alla quotidianità.
Qui di seguito 8 punti (il momento presente + i 7 pilastri) che costituiscono alcuni paralleli che accumunano mindfulness e mondo animale e che mi fanno pensare che gli animali abbiano la mindfulness nel loro DNA, a differenza della maggior parte di noi, ahimè.
Il momento presente
Gli animali sono totalmente e completamente concentrati sul presente. Per loro esiste solo quello.
Reagiscono al momento stesso e nel momento stesso in cui vivono qualcosa o un determinato evento si verifica.
Non pianificano, non progettano; non ricordano, non rivivono il passato se non in rare occasioni o nel sogno, pur avendo memoria in termini di esperienze, apprendimento, conoscenze di luoghi, altri animali, persone, cose e riuscendo a trarne insegnamenti.
Non pensano a quello che è stato o a quello che sarà. Non si preoccupano né si dolgono per come poteva andare e non è andata o potrà forse andare in futuro. Non hanno aspettative.
Gli animali sono attenti, interagiscono nel qui e ora, senza ricorrere a prefigurazioni o anticipazioni che allontanano dal presente.
Ogni azione è estemporanea e così facendo vivono in maniera totalmente partecipe.
Inoltre sono solitamente concentrati su una sola cosa alla volta, pur mantenendo un alto livello di attenzione generale per l’ambiente che li circonda, mantengono un unico bersaglio e lì dirigono le loro energie.
Gli animali sono molto seri, non conoscono il concetto di ironia.
Per loro è tutto una cosa seria, anche il gioco! E ci si dedicano totalmente.
La pazienza
Strettamente collegato al presente, è il concetto di pazienza, intesa come la capacità di ascoltare e far emergere le esigenze più autentiche, di riconoscere ed entrare in contatto con le proprie sensazioni.
Rispetto all’esterno, gli animali hanno una notevole capacità di mantenere uno stato percettivo e aperto, ad esempio, rispetto a quello che gli altri cercano di comunicare e questo è possibile se si sa aspettare, senza fretta e senza anticipare i tempi, che l’altro faccia la sua mossa.
La pazienza è considerata una forma di saggezza; è importante non pretendere troppo dal nostro corpo e dalla nostra mente, e gli animali sanno auto-regolarsi rispetto ai loro bisogni e alle loro necessità: sanno quando è il momento di mangiare, di dormire, di muoversi e così via. Sono aperti a ogni momento e lo accettano così come è, con la convinzione, seppur inconsapevole, che le cose maturano con il loro tempo, così come è in natura.
L’accettazione
Accettazione significa capacità e disponibilità di vedere le cose cosi come sono; nulla a che vedere con la rassegnazione, l’accettazione passiva o la rinuncia ai propri bisogni.
Una volta preso atto di un fatto e avendone una chiara visione, gli animali agiscono con convinzione, accettando ciò che è o è stato, dandolo per assodato. Non cercano di forzare le situazioni ma di trarre il meglio dalle situazioni esistenti. In questo modo evitano squilibri e sofferenza.
Lasciando la mente libera si favoriscono la ricettività, la creatività, l’ascolto, la connessione. Comprendendo l’ineluttabilità degli eventi, ci si permette di entrare in contatto con la realtà in modo costruttivo ed evolutivo. Ci si riassetta, ci si riorganizza e si va avanti nel modo più funzionale possibile rispetto al presente.
Alla base dell’accettazione c’è il rispetto per l’esperienza della realtà, per come questa si presenta davanti a noi e se l’accettiamo e la rispettiamo non ci sarà alcuno scontro o conflitto.
Una curiosità senza fine
Ogni esperienza, ogni avvenimento è vissuto dagli animali con curiosità. Curiosità che non è aspettativa. È vigile attesa verso ciò che sta per accadere.
Quella che nella mindfulness viene definita “la mente del principiante” è esattamente questo: il saper cogliere la ricchezza del momento presente, guardare le cose come se le vedessimo per la prima volta, senza dare nulla per scontato, lasciar cadere le aspettative sulle esperienze precedenti, restando aperti alle nuove possibilità.
Poiché nessun momento è uguale a un altro, ogni momento merita di essere vissuto come unico e irripetibile quale è, e gli animali lo sanno e lo fanno. Vivono tutte le esperienze come se le vivessero per la prima volta, in termini di atteggiamento mentale, non di apprendimento. Il che significa che mantengono l’esperienza e al tempo stesso un entusiasmo inalterato.
Quella che per noi umani è un’attenzione consapevole, da allenare e mantenere con intenzionalità, per gli animali è un atteggiamento naturale che permette loro di cogliere l’unicità e la pienezza di quello che incontrano e in cui sono immersi, evitando il rischio di perdere il contatto con la realtà (interna ed esterna) o di adottare consueti schemi di analisi e di comportamento.
Per questo motivo gli animali riescono a stupirsi e sorprendersi anche per ciò che si ripete apparentemente uguale ogni giorno. Colgono l’interezza della realtà che li circonda e tutto il loro corpo (e la loro mente) diventa un sensore raffinato ed estremamente ricettivo a tutti gli elementi dell’esperienza che stanno vivendo.
Anche in una strada che si percorre identica tutti i giorni, riusciranno a muoversi con curiosità per i luoghi con i loro odori e le loro tracce, perché la strada non è mai in verità la stessa in tutto e per tutto. C’è sempre qualche particolare nuovo da scoprire, se lo si sa cercare e notare.
Nessun giudizio
Di tutti gli insegnamenti della mindfulness questo è sicuramente il più ostico da applicare per noi e talvolta perfino da comprendere.
Gli animali non giudicano né se stessi né il mondo esterno, pur provando sensazioni più o meno piacevoli, istinti più o meno forti, impulsi più o meno marcati. Non caricano le interazioni di giudizio, ma riescono a vivere una relazione o una circostanza in maniera sana e naturale.
La chiave per noi è la consapevolezza, che tradotta nel mondo animale significa presenza, cognizione dello stato attuale, sia fisico che mentale, sviluppo di un’ottica inclusiva e collaborativa che è alla base del benessere.
Riuscire a osservare ciò che avviene nella realtà con un’attitudine non giudicante coltiva la capacità di incontrare il mondo interno ed esterno con l’atteggiamento di un testimone silenzioso e imparziale dell’esperienza stessa.
L’osservazione vigile e l’apertura verso l’esterno permettono agli animali di accogliere i fenomeni senza alterare e forzare il naturale flusso degli eventi.
Con il non giudizio, sono in connessione con l’esperienza in modo autentico e pieno.
Non cercare risultati
Questa attitudine è legata al concetto taoista di “non azione”. Il principio suggerisce una spontanea tendenza a seguire il flusso della realtà senza interromperlo o manipolarlo, non fare nulla che non sia secondo natura.
Chi meglio degli animali sa fare questo?
La conseguente costante attenzione al mondo circostante, evitando d’interferire con il manifestarsi spontaneo della natura, è lo stesso principio di incontrare l’esperienza così com’è, senza modificare o alterare ciò che si osserva, privi di scopi particolari se non quello di restare nel momento presente a osservare senza attaccamento né avversione, pur mantenendo un’elevata intenzionalità.
Gli animali sono completamente se stessi senza dover fare qualcosa, ma solo prestare attenzione a ciò che succede in ogni istante, senza un obiettivo da raggiungere.
Poiché il modo migliore per ottenere risultati è quello di non cercare risultati.
La fiducia
La fiducia è un tema fondamentale nel mondo animale. Gli animali hanno piena fiducia innanzi tutto in loro stessi: non hanno bisogno di accrescere questa caratteristica o di rinforzarla. Anche animali che hanno subito traumi o maltrattamenti, non pensano di valere meno o di meritare meno, seppur a volte possano sembrarci incerti o timorosi.
Un’eventuale sensazione negativa viene ricondotta al momento, contestualizzata, non generalizzata alla loro intera essenza. Qui sta il trucco.
Gli animali sono innanzi tutto guida di se stessi, sono pienamente se stessi anche quando hanno noi o loro simili come riferimento. La prima istanza da ascoltare proviene sempre da loro stessi ed è qualcosa di cui fidarsi al cento per cento. Si ascoltano e hanno retta in quello che percepiscono e di conseguenza hanno fiducia anche negli altri che hanno intorno, come noi che spesso siamo i loro compagni di vita.
La fiducia riconduce all’accettazione per come la realtà è e non per come potrebbe essere, accettazione per se stessi e rispetto per gli altri che si incrociano lungo il cammino.
Il concetto di fiducia mette anche in contatto con il riconoscimento dei propri limiti e l’attenzione alle proprie scelte. Più si ha fiducia in sé, più si riconoscono le proprie esigenze, più si riesce a vivere coerentemente e armoniosamente.
Gli animali sono perennemente in contatto con la propria voce profonda e autentica che li guida nelle azioni e nelle percezioni, non se ne discostano mai, e questo li fa essere pienamente e autenticamente se stessi. Non c’è finzione o filtro o menzogna in loro.
Lasciar andare
Gli animali non provano attaccamento verso pensieri, emozioni o situazioni e non rimangono quindi imprigionati negli automatismi e nella sofferenza.
Lasciar andare implica avere la mente libera da pensieri o vissuti ingombranti che distolgono l’attenzione dal ritmo intimo e disconnettono dal presente.
Quando si riesce a lasciar andare si assume una sana distanza da ciò che non si trattiene e si ha quindi la possibilità di osservare da un’altra prospettiva e con un altro punto di vista, solitamente più distaccato e più lucido.
Questo non riguarda solo i pensieri o le azioni che si producono, ma anche quelle generate dall’altro: nel mondo animale esiste il bisogno di dominare un altro essere, ma questo è vissuto come naturale direzione delle cose, non come dipendenza o negazione.
Gli animali sono distaccati dai propri pensieri: la loro mente non li vuole trattenere più del tempo necessario o utile a gestire la situazione, che sia piacevole o spiacevole. Il non attaccarsi ai pensieri è una forma di accettazione delle cose come sono al momento, semplicemente osservandole e poi distaccandosene.
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Sorrido ripensando alla mia cagnolina che è stata con me 16 anni e si svegliava super gioiosa ogni mattina, mi festeggiava come se non mi vedesse da mesi, si dirigeva verso la cucina e da lì in giardino (verso le crocchette) e mangiava quelle stesse crocchette da 16 anni come se fossero la cosa più buona al mondo (e qualche termine di paragone lo aveva!), o comunque la cosa più desiderata in quel momento, le accettava sempre con grande e autentico entusiasmo. Non vi era nulla in questa sequenza che si ripeteva quotidianamente che la distraesse o la allontanasse dal momento presente, che le facesse “pensare”: “che noia, ancora le stesse crocchette anche oggi!” o che la facesse essere meno felice del giorno prima. E questo valeva per quando tornavo a casa dopo un’ora o un giorno o 10 minuti e la felicità nel rivedermi era grande e inalterabile. Non esisteva ripetizione che stancasse, non esisteva aspettativa di qualcosa di migliore o di diverso, o la domanda se potesse esistere altro al di fuori di quell’istante. Esattamente ciò che si verificava era fonte di immensa gioia.