Pilastro cardine della mindfulness, il tema del non giudizio è tra le più difficili abitudini da far perdere alla nostra mente.
Infatti si tratta proprio di una modalità di pensiero che riguarda sia noi stessi che gli altri.
Indipendentemente da questa distinzione, l’atteggiamento spesso parte dall’esigenza di catalogare e classificare gli eventi e gli individui (noi compresi) per farli rientrare in un nostro schema che ci siamo costruiti: giusto o sbagliato, buono o cattivo, bello o brutto e così via.
Quest’abitudine ci blocca in schemi di pensiero di cui spesso non siamo consapevoli: sono automatismi che generano sentimenti e comportamenti che anziché semplificare le cose, le amplificano, le ingigantiscono, le caricano di significati che non appartengono loro. E ci fanno rimanere nei problemi anziché risolverli.
Che cosa insegna la mindfulness
L’atteggiamento incoraggiato dalla mindfulness è quello di testimoni imparziali delle nostre esperienze.
Questo non significa non essere coinvolti in ciò che ci accade o essere insensibili; tutt’altro.
Non comporta un atteggiamento non discernere o indiscriminato, piuttosto, è un invito a notare cosa c’è senza aggiungere altro.
Evitando di giudicare ciò che accade, possiamo sperimentarlo e osservarlo con presenza, pienezza, accoglienza, per quello che è davvero. Possiamo restare nel momento presente e coglierne il pieno significato.
Inoltre riuscire a placare la mente da questa costante attività giudicante che oscilla tra negatività e positività, rende difficile trovare uno stato di pace interiore.
La pratica comporta una sospensione dei giudizi e la semplice osservazione di tutto ciò che vi si presenta, compresi i pensieri giudicanti.
La mindfulness non invita a respingere un eventuale giudizio che formuliamo, sarebbe una forzatura e un probabile giudizio del giudizio, ma a rimanere nell’esperienza diretta che si sta vivendo nel momento attuale anziché lasciare che il giudizio ce ne separi e allontani.
La chiave è portare consapevolezza e intenzionalità nei singoli momenti della nostra vita.
Quando siamo consapevoli che stiamo giudicando automaticamente una situazione o una persona, possiamo fermarci e cambiare prospettiva.
Esiste un altro modo in cui posso vedere questa persona o situazione?
Senza dimenticare che il pensiero e l’opinione su qualcosa o qualcuno vale per il momento stesso, per il comportamento o la circostanza e non è generalizzabile.
Se qualcuno è stato scortese o un determinato contesto non riscontra il nostro favore, va benissimo; in primo luogo non rimango attaccata/o a questo pensiero e in secondo lo contestualizzo nel qui e ora, non lo assumo a regola, non ,i riferisco a concetti totalizzanti come “sempre” e “mai”.
Così facendo lascio la strada aperta alla possibilità che le successive volte quella stessa persona o quello stesso evento mi susciteranno sensazioni gradevoli.