Nell’articolo precedente ti ho parlato della compassione e di come sia maggiormente facile sentire la sofferenza altrui rispetto alla propria.
La speranza che la sofferenza abbia fine prende il nome di desiderio ed è proprio il desiderio l’argomento di questo articolo.
Il desiderio è intrinseco a ogni aspetto della vita. La domanda cruciale è: come desiderare in modo mindful?
Piacere e Bisogno
Il piacere e il bisogno sono esperienze distinte. Persino gli apparati neurologici che li regolano sono diversi. Per esempio, una regione detta nucleus accumbens, collocata nella zona subcorticale del cervello, contiene un piccolo centro che modula il senso del piacere e un altro che produce la percezione del bisogno.
Il bisogno è sintomo di una carenza. È normale apprezzare le cose piacevoli, come una cena tra gli amici. Il problema sorge quando passiamo dal piacere al bisogno, continuando a mangiare anche dopo essere sazi.
Questo passaggio segna lo sconfinamento dalla zona verde a quella rossa, da un senso profondo di appagamento e di equilibrio alla percezione di un deficit, la sensazione che ci manca qualcosa.
È molto utile accorgersi di questo transito in tempo reale. Prestando attenzione, potrai perseguire i piaceri e le opportunità senza il peso dello stress legato al bisogno.
Si dice che godere senza volere è il paradiso, mentre volere senza godere è l’infermo. Nel primo caso la gratificazione è massima. Non avvertiamo tensione, non cerchiamo di trattenere il piacere e non ne temiamo la fine. È un’attivazione naturale delle fasi di arricchimento e comprensione del processo chiamato PACE, che contribuisce a installare l’esperienza del sistema nervoso. Si impara e si trae di più dai piccoli piaceri quotidiani quando li apprezziamo qui e ora. È un bene rimanere nell’ambito del piacere senza scivolare nel bisogno, ma non è sempre facile.
Henry David Thoreau ha scritto:
”Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno”.
Volere di più
La natura umana è il risultato di un’evoluzione durata centinaia di milioni di anni. Vivendo in un habitat povero di risorse, i nostri antenati hanno sviluppato un sistema motivazionale che li spingeva al soddisfacimento dei bisogni essenziali, come il cibo e il sesso.
Quando fai una scelta, quando attendi con ansia un evento e ti prefissi un traguardo, attiva la mindfulness per analizzare la gratificazione che la mente promette al loro conseguimento. Poi, a obiettivo raggiunto, esamina la gratificazione reale. In genere sarà inferiore alle aspettative. Le gratificazioni attese sono spesso deludenti e persino le esperienze più soddisfacenti sono effimere. Tutto ciò di fatto può produrre un senso di carenza cronica, l’impressione costante che manchi qualcosa. La carenza ti spinge a inseguire subito il prossimo oggetto luccicante o una nuova esperienza di piacere.
Anche quando sei rilassata/o, senza problemi impellenti da risolvere o mancanze da soddisfare, noterai che in fondo alla mente si avvia una sorta di sistema automatico di bisogno. Persino in un momento di perfetto appagamento il cervello si ostina a cercare qualcosa di nuovo da volere. Ma la conseguenza di questo meccanismo automatico è un senso di irrequietezza, il sospetto costante che il piacere provato qui e ora in realtà non sia sufficiente.
La fame di nuove gratificazioni ci impedisce di apprezzare ciò che abbiamo per concentrare l’attenzione su ciò che manca.
È un paradosso tragico radicato nella nostra natura: ricerchiamo la soddisfazione con una mente strutturata per l’insoddisfazione, perciò l’appagamento resta sempre a un passo di distanza.
Godere senza volere
La reazione di bisogno a volte è necessaria, ma ha sempre un costo, che può variare da una vaga sensazione di tensione e contrazione al logoramento del corpo e dei rapporti.
Ecco alcuni metodi efficaci per imparare a vivere apprezzando i piaceri senza compulsione.
Prestare attenzione al momento presente per coglierne la tonalità edonica
Le esperienze possono essere piacevoli, spiacevoli o neutre. E questa è la loro tonalità edonica. Noi apprezziamo e ricerchiamo tutto ciò che ha una tonalità edonica piacevole ed evitiamo ciò che ne ha una tonalità spiacevole e ignoriamo o lasciamo correre il neutro.
La tonalità edonica piacevole ci attira in modo quasi istantaneo. Applicando la mindfulness possiamo creare uno spazio tra il piacere presunto di un’esperienza e la decisione di perseguirla. È in quello spazio che risiede il tuo margine di azione: non è necessario cadere automaticamente nel bisogno.
Esplorare l’esperienza del piacere puro e semplice
Prova a sperimentare la sensazione di apprezzare qualcosa senza sentirne il bisogno. Avverti la distensione del corpo, osserva l’apertura e la flessibilità dei pensieri. Assimila l’esperienza di godere di qualcosa senza lo stress di volerlo a tutti i costi. Sperimenta con regolarità questo modo di rapportarti al piacevole per farlo diventare una seconda natura.
Esplorare l’esperienza del bisogno
Nel corso della giornata, metti in pratica i principi della mindfulness per notare la transizione tra un’esperienza piacevole e lo stress di volerla a tutti i costi. Nota l’automatismo del bisogno che scatta in fondo alla mente, il sottile senso di irrequietezza che ti spinge a ricercare una nuova gratificazione anche quando sei perfettamente appagato. Familiarizza con i diversi sapori del bisogno prestando attenzione particolarmente a quelli che ti provocano tensione, impellenza, contrazione, urgenza, ostinazione, compulsione o dipendenza. Fai un passo indietro per osservarne i vari aspetti con distacco: i pensieri e le immagini, le sensazioni fisiche, le emozioni, le espressioni del viso, la postura, i comportamenti. Nota la differenza tra bisogno e piacere.
Prendi coscienza del fatto che il bisogno è un’esperienza come un’altra, composta da elementi che vanno e vengono. Cerca di visualizzarle come nuvole che scorrono nel cielo della consapevolezza. In questo modo i bisogni non ti sembreranno più tanto pesanti, concreti e vitali.
Tornare al piacere
Il semplice fatto di desiderare qualcosa non costituisce un problema. Il desiderio è un istinto naturale, come detto. Il guaio sorge quando privilegiamo le esperienze di bisogno e ne diventiamo schiavi. Volere qualcosa non equivale a doverlo avere a tutti i costi. Tutto dipende da come scegliamo di rapportarci al bisogno.
Domandati se è possibile cambiare il tuo atteggiamento in modo da vivere il più possibile sulla base del piacere invece che del bisogno. Se un piacere degenera in bisogno, prendine le distanze e definiscilo in maniera esplicita. Osserva l’esperienza del bisogno senza lasciarti coinvolgere, magari visualizzandola come un cane innocuo ma insistente che tira nella direzione sbagliata.
Fai qualche respiro profondo e rilassati. Distogli l’attenzione da ogni sensazione di impellenza, compulsione, necessità. Prendi la decisione di liberarti dal bisogno, radicandoti nel senso di appagamento e risoluzione senza la tensione del “voglio”.
Sentirsi appagati
Ogni esperienza soddisfacente, come la gratitudine, un piacere goduto, un obiettivo conseguito, è un’occasione per sentirsi appagati almeno per un momento. Oltre a notare le esperienze specifiche, presta attenzione al momento presente per prendere coscienza del senso di sazietà generale, la certezza che ciò che abbiamo qui e ora è già abbastanza.